Dal tradizionale “grande lancio” alla Customer Discovery: un nuovo modo per portare sul mercato un progetto imprenditoriale di successo

 

EDIT è un cafè/bakery/birreria/ristorante condiviso nella parte Nord della città di Torino.

E’ il primo esempio italiano di social multipurpose restoration con un respiro internazionale.

E’ un progetto imprenditoriale di successo, oltre che un bell’esempio di come si può fare innovazione nel settore food & beverage.

The Doers ha avuto la fortuna di contribuire a progettare e realizzare Edit. Questa è la storia raccontata (in breve) dal nostro punto di vista.

 

Risorse e talento non bastano

EDIT sorge non proprio sulle ceneri, ma nel guscio ormai vuoto di INCET (Industria Nazionale Cavi Elettrici Torino), attiva fino al 1968, ora exIncet. Un tempo proprietà della famiglia Bruni Tedeschi, ora del Comune di Torino, per ⅔, e di Marco Brignone, per ⅓.

Marco è venuto da noi appena nel 2015, con un guscio decrepito di fabbrica nel cuore del rinascimento urbanistico di Torino, e una vaga idea di cosa metterci dentro. Per vaga idea intendo una serie di ispirazioni, anche ben documentate, raccolte insieme ai suoi collaboratori. Era ispirato dell’idea di fare qualcosa nel food & beverage, un coworking, o forse un acceleratore food, si trattava di scegliere l’idea migliore.

Insieme a Marco, che possiamo tranquillamente definire come un collezionista di successi, al progetto lavora anche lo studio di architettura di Michele Cafarelli, il Chief Designer che tutti i visionari vorrebbero avere (o a cui dovrebbero aspirare).

Le condizioni quindi sembrano ideali. Nel gruppo di lavoro ci sono risorse, talento ed idee chiare.

Marco e Gianluca Brignone, e Gabriella Ragazzone— collaboratrice stretta di Marco, sempre al suo fianco dai primissimi giorni.

Marco e Gianluca Brignone, e Gabriella Ragazzone— collaboratrice stretta di Marco, sempre al suo fianco dai primissimi giorni.

 

Ma.

Ma i grandi imprenditori hanno il coraggio di mettersi in discussione, e di chiedersi: e se una di queste idee non funzionasse? Come faccio a capire se funziona, come funziona, e cosa funzionerebbe, magari, meglio di quello che ho in mente adesso?

Dopotutto ci sono un sacco di edifici tutti ristrutturati e tutti vuoti, in giro: è lo spettro di ogni immobiliarista, la tomba di ogni business plan, e il muro del pianto di ogni architetto. Molti — al posto di Marco — avrebbero accettato questo spettro, per paura di mettere in discussione il proprio intuito.

Marco invece ha avuto il coraggio di chiedere a noi dei Dati. Degli Indizi. Una Ricerca più approfondita, che lo aiutasse a scegliere.

Per due mesi abbiamo cercato di capire se l’idea iniziale avesse senso di esistere per il mercato e per il territorio, esplicitando problemi, bisogni, prospect, e validandoli con ricerche sul campo, interviste strutturate, osservazioni.

Il risultato: “Anche no!”, come si direbbe a Torino.

L’idea di impresa, sembrava non incontrare il favore del mercato.


Marco non ha fatto una piega: ha tirato forse un sospiro di sollievo per il pericolo scampato, e si è illuminato di curiosità. “OK, e allora, cosa ne facciamo?”. “Come si fa, a Torino, innovazione nel food & beverage, innovazione sensata, condivisa?

“Dobbiamo imparare cosa vogliono veramente i clienti, non quello che dicono di volere o quello che pensiamo che dovrebbero volere.”

— Eric Ries
 

Un nuovo modo di lanciare un servizio o un prodotto

Consci della necessità di sentire il polso del mercato ed armati del nostro metodo ci siamo buttati di nuovo per strada: abbiamo raccolto, setacciato e mappato i bisogni e i problemi emergenti dal territorio. Abbiamo condotto più di 60 interviste, a più riprese. Nell’arco di pochi mesi, non solo al booklet di idee ed ispirazioni abbiamo sostituito un ventaglio di modelli di business concretamente possibili, ma abbiamo raccolto nello stesso processo l’interesse di possibili gestori, imprenditori / aziende intenzionate ad avere un ruolo in quei modelli di business, che si sono aggregate al tavolo di progettazione, e a tutti gli effetti nel team di Marco.

Il modello di business è “venuto fuori” un po’ come una forma scolpita dalla pietra, a più mani, eliminando tutte le forme sbagliate, per trovare quella giusta che non è mai stata nota a priori, attraverso un processo strutturato di sperimentazione, prove ed errori.

 

Imparando si vince. Vincendo si impara.

EDIT apre ufficialmente i battenti a Torino, in via Cigna 96/17, venerdì 24 novembre 2017.

Ancora prima di aprire le porte al pubblico però, l’impianto di produzione della Birra è già prenotato da parte di diversi gipsy brewer (produttori di birra che non hanno un impianto proprio) del nostro territorio.

Ed il progetto, ad un anno dall’apertura, si può definire un successo. Ha già servito 30.000 coperti, e a dispetto della posizione periferica, è stato dichiarato miglior ristorante per famiglie della città. I soci stanno già valutando la possibilità di ripetere l’operazione in altre parti d’Italia.

La cosa più interessante però, è che il gruppo di lavoro guidato dall’AD Giovanni Rastelli, (che, funny fact, ha iniziato a lavorare al progetto proprio con il team The Doers) ha acquisito un approccio moderno ed innovativo al fare impresa.

Il servizio ad esempio, è migliorato esponenzialmente dai primi giorni, prestando orecchio alla voce dei clienti ed ai loro commenti online.

Per vincere, insomma, bisogna saper ascoltare, e saper imparare.


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